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Protezione e vigilanza dei confini statunitensi

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Protezione e vigilanza dei confini statunitensi

La questione della protezione e della vigilanza dei confini territoriali degli Stati Uniti con il Messico ha radici storiche risalenti già dal 1821, ovvero, dalla dichiarazione di indipendenza da Madrid di quest’ultimo.

Diviene poi di centrale importanza l’annessione dei territori del Texas, dell’attuale New Mexico e della California agli Stati Uniti d’America che hanno di fatto contribuito all’inasprimento dei rapporti tra gli States e il governo messicano, caratterizzato da conflitti armati e interruzione dei rapporti commerciali. Si ricorda il tentativo del presidente Càrdenas di nazionalizzare le compagnie petrolifere, decisione che ha creato danni alla statunitense Standard Oil, e quindi, una conseguente forte rottura dei rapporti diplomatici.

Solo con l’avvento della II Guerra Mondiale avviene una riapertura dei canali commerciali tra i due confinanti, infatti, gli Stati Uniti avevano bisogno di acquisire la maggior quantità possibile di materie prime dal Messico e così venne formalizzato il famigerato “Programma Bracero”.

Rapporti che nel tempo vengono a migliorare tra i due paesi confinanti, anzi, vi è un allargamento degli interessi degli stati del continente americano che vedono l’adesione anche del Canada agli accordi commerciali del piano NAFTA – North American Free Trade Agreement – sottoscritto dai tre paesi nel 1994.

Migliorati i rapporti tra gli States e il Messico nel campo diplomatico e commerciale, gli unici problemi sono rappresentati dall’imponente traffico di droga e dall’immigrazione clandestina in ingresso negli USA.

Già nei primi anni ’80 il governo statunitense ha posto in essere programmi di prevenzione al traffico della cocaina, si pensi che circa l’85% della sostanza stupefacente che finiva nelle strade degli States proveniva dal Messico.

Uno dei primi provvedimenti che il governo statunitense assume è la costruzione di una barriera fisica, ovvero, la linea di confine viene rafforzata con strutture murarie o alte reti sorvegliate e protette.

Nonostante ciò gli ingressi clandestini sono continuati, e nel 2005 venne posta in essere la famigerata Operation Streamline, dove il reato di immigrazione clandestina vede la celebrazione di processi di massa per direttissima, e circa il 99% degli imputati, una volta giudicati colpevoli venivano fatti rientrate nel paese di provenienza.

Per contrastare tali minacce le agenzie di sicurezza e protezione, quindi, hanno sviluppato e poi adottato tecnologie all’avanguardia, tra questi il sistema di sorveglianza EO/IR (Electro-Optical/Infrared), sistemi radar e sistemi di comunicazioni “COMINT”.

Si tratta di una tecnologia tanto versatile da poter essere installata su mezzi terrestri, mezzi aerei o marittimi e gestiti direttamente dagli operatori.

Già nel 2010 il Dipartimento della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, il Dipartimento delle Dogane e Protezione dei Confini (DBP) hanno istituito l’Ufficio di Innovazione Tecnologica e Acquisizione (OTIA).

Il DBP è responsabile della protezione delle frontiere terrestri, marittime ed aeree degli Stati Uniti dal flusso dell’immigrazione clandestina, ma anche per prevenire il traffico di droga o di eventuali minacce di natura terroristica. È un organo che assiste il personale operante sulle linee di frontiera, il cui compito è quello di potenziare ed aggiornare tutte le tecnologie di comunicazione e protezione.

Tra i programmi sviluppati, e poi abbandonati, vi era il sistema SBInet, ovvero, un complesso sistema costituito da diverse postazioni fisse munite di fotocamere e sensori radar di sorveglianza.

fonte https://www.safetysecuritymagazine.com/articoli/protezione-e-vigilanza-dei-confini-statunitensi/

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